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Perchè un bilancio all’anno non basta più

29 Maggio 2017 in PRIMO PIANO

Può sembrare sadico parlare di nuovi adempimenti in un periodo in cui i commercialisti non ne possono più e sono giustamente sul piede di guerra verso chiunque occupi più o meno abusivamente l’esiguo spazio temporale lasciato libero, ma è inevitabile. Pensare di avere un rapporto bancario sereno (mi perdonerete l’ossimoro) limitandosi a fornire un bilancio all’anno con un ritardo di quattro/sei mesi da quando si è concluso l’esercizio è quella che si definisce una “pia illusione” o un sogno d’altri tempi.

Il guaio è che il risveglio rischia di essere traumatico e portare nella migliore delle ipotesi alla non concessione del credito o alla riduzione dello stesso. Già Basilea ci aveva abituato a capire che l’approccio doveva cambiare ma ora sembrano essersi verificate le condizioni per la “tempesta perfetta”: il sistema Italia non cresce a differenza di tutte le altre nazioni europee (e fino a qui nulla di nuovo), i tassi stanno per salire e last but not least, i sistemi di rating delle Banche si stanno adeguando al principio contabile IFRS 9 e alle nuove normative EBA che le obbligheranno a valutare il rischio su base prospettica e non solo storica e a stringere, qualora ce ne fosse bisogno, ancora di più i criteri di concessione del credito. Tutto ciò rappresenta un rischio che se non affrontato in maniera tempestiva e proattiva rischia di compromettere in maniera irrevocabile la vita delle aziende e specialmente di quelle che hanno affidato alle banche i destini della propria continuità aziendale. Occorre cambiare approccio prima che ce lo chieda la banca perché allora rischia di essere troppo tardi… Il primo passo di qualsiasi cammino di cambiamento e crescita è la consapevolezza: se voglio dimagrire posso permettermi di guardare la bilancia una volta all’anno, guardando il peso sei mesi dopo?

Il monitoraggio della situazione andamentale, attraverso l’analisi puntuale e completa della Centrale Rischi e l’analisi quantitativa attraverso l’osservazione devono diventare una scadenza mensile o trimestrale a seconda delle dimensioni e tipologia di azienda esattamente come le liquidazioni IVA.

Quindi per quanto pesante e gravoso in termini organizzativi, occorrerà preparare e formare specialmente le piccole e medie imprese alla produzione di dati tempestivi perché in difetto il dialogo con la banca rischia di diventare un monologo. Non solo, ma abituandosi a trattare dati sempre più aggiornati l’azienda dovrà assumere quelle competenze che le consentiranno di presentare anche le prospettive future oltre che i consuntivi aggiornati. Le banche, sulla base di quanto stabilito dall’IRFS 9, concederanno il credito non più solo su base storica dell’ultimo anno ma sulla base dell’evoluzione futura del cliente e della sua probabilità di divenire insolvente nel corso dei cinque anni successivi. Abituiamoci e abituiamo i nostri clienti al fatto che ogni mese o trimestre dovremo ripercorrere, pur con le doverose semplificazioni, il processo che passa attraverso la riconciliazione bancaria, la valutazione di magazzino, il calcolo dei ratei personale, gli ammortamenti, le rettifiche per competenza (fatture da ricevere e ratei e risconti) e il calcolo delle imposte maturate, al fine di poter disporre di conti economici, stati patrimoniale, rendiconti finanziari e analisi di bilancio e situazioni previsionali sempre aggiornate.

Chi non saprà fornire le informazioni necessarie sarà fuori dai giochi! Vale la pena di provarci

Alessandro Mattavelli

 

Software per redazione e analisi di bilancio periodico:

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Per approfondire l’argomento:

Far parlare i numeri II edizione

https://www.francoangeli.it/Ricerca/scheda_libro.aspx?CodiceLibro=210.8

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